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angle-left L’Intelligence in Italia tra passato, presente e futuro al centro dell’evento che si è tenuto all’Università di Verona - 09.03.23

Franco Gabrielli ospite dell’iniziativa per la celebrazione dei 40 anni dell'Ateneo

I maggiori esperti nazionali di Intelligence si sono dati appuntamento questa mattina, all’Università di Verona, per parlare di ricerca, raccolta, classificazione e diffusione delle informazioni nel contesto internazionale e nel cyberspazio.  Tra i protagonisti dell’evento, inserito tra le iniziative per la celebrazione dei 40 anni dell'ateneo, Franco Gabrielli, già Sottosegretario di Stato con delega ai Servizi Segreti, Capo della Polizia e direttore del Sisde, Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica, e dell’Aisi, Agenzia informazioni e sicurezza interna, portando il suo bagaglio esperienziale e sottolineando l’importanza dell’Intelligence per il nostro Paese. Gabrielli ha sottolineato la necessità di coinvolgere il mondo accademico sul versante dell’analisi strategica e per le conoscenze in ambito di cyber security.

“Un plauso all’iniziativa dell'università di Verona che nel suo quarantennale ha dedicato un focus all’intelligence che spesso è un settore non conosciuto, a volte mitizzato e altre volte criminalizzato, ma che, invece, costituisce una delle funzioni più importanti dell’attività umana. Intelligence non è soltanto l’attività svolta nei comparti per fornire al decisore politico opportune informazioni, ma è una modalità interdisciplinare di analizzare i dati, in un tempo in cui i dati sono innumerevoli. Credo che sia un fatto positivo che il mondo accademico sempre più si interessi a questi temi e soprattutto alla necessità di coniugare, in questo tempo, la conoscenza e l’approfondimento del mondo dell’Intelligence nel tempo digitale.”

“Il nostro Ateneo - ha affermato il Magnifico Rettore di Verona, Pier Francesco Nocini - ha istituito con l’università di Trento un centro interuniversitario di Scienze della Sicurezza e della Criminalità che ha fra i suoi obiettivi di ricerca proprio lo studio delI’Intelligence in una prospettiva multidisciplinare. L’ampiezza dell’evento e l’interesse che ha suscitato sul piano istituzionale ed accademico testimonia, con la partecipazione di importanti autorità e esperti del settore, la percezione della rilevanza e le prospettive di crescita di una tematica di cruciale attualità per la sua natura trasversale”.

Centrale, secondo Gabrielli, il ruolo della formazione di laureate e laureati, ma anche di tecnici, capaci di apportare competenze e innovazione in un settore che si trova ad affrontare nuove sfide. “Nel nostro Paese notiamo un’arretratezza culturale e strutturale di forza lavoro su questi temi. In Italia avremmo bisogno di 100 mila operatrici e operatori che saranno chiamati a consentire alle nostre strutture digitali di avere la necessaria resilienza per difendersi dagli attacchi.”

L’evento “Intelligence: fra storia, diritto, comunicazione e tecnologia”, è stato aperto dai saluti istituzionali di Roberto Giacobazzi, Prorettore vicario dell’Università di Verona, della Prorettrice vicaria dell’Università di Trento Paola Iamiceli, dal Direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche Stefano Troiano e del coordinatore del Corso di dottorato in Scienze giuridiche, europee e internazionali Giovanni Rossi. Presenti il prefetto di Verona Donato Giovanni Cafagna, il questore di Verona Ivana Petricca e il rappresentante dell’Osservatorio per il contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa e la promozione della trasparenza della Regione Veneto Pierluigi Granata.

Mario Caligiuri, presidente della Società Italiana di Intelligence, Antonio Felice Uricchio, presidente dell’Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, e membro del comitato scientifico della Società italiana di intelligence, Andrea Di Nicola, direttore del Centro interuniversitario di Scienze della sicurezza e della criminalità istituito tra le Università di Verona e Trento, e Francesco Sidoti, professore emerito di Sociologia giuridica, della devianza e mutamento sociale dell’Università dell’Aquila, hanno evidenziato la rilevanza operativa, scientifica e interdisciplinare dell’Intelligence intesa come materia di studio e di ricerca.

Dell’incrocio tra Intelligence, giornalismo e comunicazione si è occupato Giampaolo Musumeci, giornalista e conduttore di “Nessun luogo è lontano”, un podcast realizzato per Radio24, mentre Roberto Giacobazzi, prorettore vicario dell’Ateneo veronese, si è dedicato a un focus sui profili tecnologici più rilevanti per gli strumenti e le attività di Intelligence. Il presidente della Società Italiana di Intelligence Mario Caligiuri ha evidenziato come una cultura dell’Intelligence sia quanto mai necessaria per la collettività. Poiché nella società digitale ognuno di noi produce e veicola informazioni in grandi quantità, un’educazione all’utilizzo delle informazioni, si rivela determinante e con forti impatti sul territorio così da poter parlare di Citizen Intelligence, un’Intelligence democratica. A moderare l’incontro sono stati Cecilia Pedrazza Gorlero, presidente del Presidio della Qualità dell’Università di Verona, e Roberto Flor, referente del Magnifico Rettore per Anticorruzione e Trasparenza e presidente della Sezione Regione Veneto della SOCINT (Società Italiana di Intelligence).

In Veneto, le attività d’Intelligence possono rivelarsi particolarmente utili, soprattutto nell’ambito del contrasto e della prevenzione di gravi forme di criminalità anche organizzata e di stampo mafioso. Dal rapporto annuale del Dis, Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, emerge che il 9% delle informative inviate alle autorità istituzionali e alle forze di polizia dall’Aisi e il 2% di quelle dell’Aise, Agenzia informazioni e sicurezza esterna, riguardano proprio la criminalità organizzata.

Confrontandosi con l’Osservatorio regionale per il contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa e la promozione della trasparenza della Regione Veneto sembrano emergere alcune criticità, come l’incertezza dei dati disponibili, in quanto difetta una vera e propria “cultura dell’Intelligence” nonostante l’egregia attività svolta dalle forze dell’ordine.

Ne consegue, quindi, la necessità di una sinergia interistituzionale per promuovere lo studio e la cultura scientifica dell’Intelligence. In questo senso, l’Università di Verona si è dimostrata, con questa iniziativa e ospitando la sezione Regione Veneto della SOCINT (Società Italiana di Intelligence), uno fra gli atenei più sensibili nel promuovere la disciplina dell’Intelligence, nel prisma del suo attuale e più moderno significato. Infatti, nell’odierno contesto tecnologico della società dell’informazione, per prevenire e contrastare in modo efficace le varie forme di criminalità, anche organizzata e sempre più spesso informatica, l’attività d’Intelligence risulta indispensabile e determinante.

L’iniziativa è stata promossa dal dipartimento di Scienze giuridiche dell’università di Verona e inserita tra le attività formative del corso di dottorato in Scienze giuridiche, europee e internazionali, in collaborazione con il Cssc, il Centro di scienze della sicurezza e della criminalità dell’ateneo scaligero e dell’università di Trento.

 

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